Piantaggine

famiglia plantaginaceae

Nell’opinione popolare

E’ un erba perennecon foglie glabre, erette, lanceolate. Comunissima in tutti i ruderi lungo le strade dei terreni umidi e negli orti ed ambienti calpestati, dal mare ai monti di tutta la nostra penisola. Fiorisce in primavera e estate. Se ne utilizzano in medicina, di preferenza le foglie, raccolte a giugno/luglio e seccate all’ombra, ma trovano buone applicazioni anche i semi e le radici, raccolti tutto l’anno. Contiene emulsina, mucillagine, acido citrico, sali mineralie sostanze amare particolarmente attive per la regolazione delle funzioni organiche, con specifico potere astringente, cicatrizzante, emolliente diuretico e depurativo. La piantaggine, meglio di ogni altra erba, è atta a purificare il sangue, i polmoni e lo stomaco per coloro che hanno debole costituzione, per gli anemici e per i soggetti linfatici, consigliata negli stati di deperimento organico e nelle convalescenze.

Farfara o tussilaggine

E’ una pianta erbacea perenne, fiorisce da gennaio ad aprile, se ne utilizzano sia le radici che le foglie e i fiori in boccio, che possono essere seccati all’aria aperta. Contengono tannino, inulina, un olio essenziale, sali minerali e altre sostanze con proprietà calmanti, toniche,ed espettoranti.

Dall’antica medicina la farfara era annoverata tra le cinque specie bechiche,insieme al tassobarbasso, all’altea, alla malva e alla violetta e veniva considerata lo specifico rimedio contro l’asma, la tubercolosie la tosse, per questo ebbe anche il nome di tussilaggine. Daol nome “bechion” che le attribuisce Dioscoride proviene l’aggettivo”bechico”, che significaappunto rimedio contro la tosse. Per facilitare l’espettorato, quando il catarro è abbondante si prepara l’infuso. Allo stesso scopo e per curare i postumi bronchiali delle influenze acute, si prepara lo sciroppo, più facile da conservare e utilizzare. Con i capolini fioriti raccolti in primavera, si prepara il decotto da utilizzare ad uso esterno come lozione nelle dermatosi d3el cuoio capellutoe nelle piaghe o scottature. La farfara è utilizzata anche in cosmesi, come tonificantedella pelle, per eliminarele rughe e ridarle elasticità.

Bardana

Si confonde con le piante che crescono spontanee nei campi e ancor meglio presso gli abitati, dove il terreno è più umido e ricco di azoto.

E’ una pianta umile, che non presenta alcun interesse. Appartiene alla famiglia delle composite, è biennale. Nella pianta della bardanaanche la radice và presa in considerazioneper l’uso che ne fa in fitoterapia.

La bardanava colta duranteil secondo anno di vitae, se utilizzata fresca, ha un poteremolto più attivo che secca. Ha un sapore amaro ma gradevole,è ricchissima di sostanze attive………………..

La Fitoalimurgia

Cos’è la Fitoalimurgia?

L’etimologia del termine può essere fatta risalire a tre vocaboli greci:

-aphytòn=piant

-alimos= che toglie la fame

-ergon= lavoro

Alimurgia ha infatti il significato di : opera, lavoro, e di urgere, incalzare, quindi di una urgenza alimentare. Il termine fitoalimurgia indica nel suo intento iniziale il ricorso alle piante spontanee quale nutrimento durante i periodi di carestia. Tale conoscenza è stata recuperata durante la prima guerra mondiale per insegnare a reperire del cibo che spontaneamente la natura offriva, per l’appunto piante spontanee.

Al giorno d’oggi è ovviamente anacronistico ricorrere al recupero delle piante autoctone per motivi di sopravvivenza, resta però la necessità di rintracciare vegetali sani con profili terapeutici preventivi.

La natura ci offre tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere.Questo è il pensiero su cui si basa l’alimurgia che non è altro che la capacità di nutrirsi con fiori e piante spontanee. In passato questo termine veniva usato con il significato di riuscire a far fronte, con la raccolta di queste erbe, alla carestia nelle varie popolazioni. Infatti, nel 1767, il medico Giovanni Targioni_ Tozzetti nel suo trattato”De alimenti urgentia.Alimurgia, lo spiega.

Per il loro sostentamento infatti c’era il bisogno di identificare, studiare e catalogare tutte quelle erbe che potevano essere un valido aiuto per far fronte a periodi di crisi sempre più frequenti.Queste piante dovevano essere forti, resistenti ai parassiti e in grado di sostenersi in autonomia, senza l’intervento dell’uomo, oltre che essere facilmente reperibili dalle popolazioni del territorio. In altre parole sosteneva un modo di nutrirsi eco-sostenibile, con cibi sani e offerti naturalmente dall’ambiente in cui viviamo. Come riconoscere con certezza una pianta da un’altra per non rischiare di raccogliere una pianta”sorella” potenzialmente tossica o velenosa. Quindi…………… se sei interessato

Artemisia vulgaris

Nella medicina essenziale dell’Estremo Oriente, l’Artemisia è stata sempre considerata misteriosa: è stata associata alla tecnica dell’agopuntura fin dai tempi più antichi Se ne traevano effetti salutari bruciando un mucchietto di foglie secche su determinati punti del corpo, analogamente alla puntura di ago nella tecnica ben nota.

E’ una pianta erbacea, di odore aromatico e sapore amaro con radice di sapore dolce. E’ detta anche erba di S. Giovanni Canapaccio, Amarella, ed è comune nei campi e lungo le siepi, dal mare alla zona submontana, di tutta Italia. La pianta somiglia molto all’assenzio, per cui viene detta anche Assenzio di siepe. La pianta fiorisce da giugno a settembre. Come Amaro tonico e diuretico si utilizza l’infuso, preparato con 5 gr.di foglie e fiori secchi in 250 gr. di acqua bollenteal modo tisana: va preso abicchierini prima dei pasti, sia come tonico che come sedativo